[frame_left src=”http://www.francescostefanini.it/wp-content/uploads/2012/04/vertigini_31.png” href=”http://www.francescostefanini.it/wp-content/uploads/2012/04/DSC_3289.jpg”]a cura di Sandro Parmiggiani,
Edizioni Skira, Milano, 2008
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…Quasi operando in levare, in maniera concettualmente analoga alla scultura …  Stefanini viene in realtà togliendo il superfluo, gli inutili orpelli, l’infinita serie di sensazioni e di dati alla fine esornativi, per lasciare spazio all’essenza delle cose, senza tuttavia impoverirle.
Dino Marangon

…Ha intuito, infatti, che «la luce e l’ombra sono i lati opposti della medesima cosa, che il luogo illuminato dal sole viene sempre raggiunto dall’ombra … più profonda è la gioia più intensa è la tristezza, più grande è il piacere più acuta è anche la sofferenza. Se si tenta di separarli l’uomo perde se stesso. Se si prova a disfarsene crolla il mondo». E così nel mondo fluttuante delle apparenze di Stefanini, dove «luce e ombra sono i lati opposti della medesima cosa», tutti noi, uomini e donne che ci siamo perduti nel bosco, ci ritroviamo.
Massimo Rizzante

…Forse da qui, ma con connotazioni del tutto diverse, si sviluppa un’altra soluzione concettuale: la costruzione di un dipinto usando un solo colore, il nero diluito, creando per successive sovrapposizioni tutte le sfumature dei grigi, velatura su velatura, fino ad arrivare al nero compatto, con esiti che danno l’idea di una polifonia tonale completa, rotta soltanto dal “non finito” di una stretta striscia alla base del quadro, solcata da colature che ancora fanno sentire il ritmare del tempo, rivelando il procedere dell’atto creativo.
Ennio Poucard

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