[frame_left src=”http://www.francescostefanini.it/wp-content/uploads/2012/04/DSC_32922-853x1024_3.png” href=”http://www.francescostefanini.it/wp-content/uploads/2012/04/DSC_32922-853×1024.jpg”]a cura di Sandro Parmiggiani, testo di S. Parmiggiani e intervista a F. Stefanini,
Edizioni Skira, Milano, 2008[/frame_left]

…Francesco ama graffiare le superfici di cartoncino prima di investirle con le stesure del pastello: qua e lĂ  possono essere occultate, quelle ferite, ma spesso persistono, si mostrano, così da diventare una sorta di metafora dell’essenza della vita, con le sue cadute e i suoi riscatti, le sue sofferenze e le sue gioie; tuttavia, il fascino perenne di questi suoi pastelli è che l’apparente fragilitĂ  e inconsistenza tattile di pigmenti così tenui ci svelano, come nessun altro mezzo pittorico, l’incanto di colori cui si può, ancora oggi, affidare e fissare i propri sogni e le proprie visioni, prima che svaniscano e siano per sempre perduti dentro l’oblio. Sono convinto che Stefanini abbia raggiunto, nei pastelli, alcune delle vette espressive piĂą alte del suo percorso, raramente conseguite con altri mezzi pittorici. Forse ci è riuscito perchĂ© ha compiuto un’operazione interna al linguaggio del pastello che ne ha esplorato ogni possibilitĂ , spingendosi fino al limite estremo di ciò che può essere detto con questo mezzo, fino all’abisso ultimo in cui la visione è perduta e resta solo la polvere del pigmento, oltre il fantasma dell’immagine.
Sandro Parmiggiani

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