[frame_left src=”http://www.francescostefanini.it/wp-content/uploads/2012/04/DSC_3293.jpgpaesaggi-791x1024_3.png” href=”http://www.francescostefanini.it/wp-content/uploads/2012/04/DSC_3293.jpgpaesaggi-791×1024.jpg”]a cura di Marco Goldin,
testi di M. Goldin, M. Sciaccaluga,
Edizioni Linea d’ombra Libri,
Conegliano, 2002[/frame_left]

…Mano a mano egli ha tolto elementi, disinnescato i processi del riconoscere a ogni costo. Chi non ricorda, si era alla metà degli anni ottanta, quegli oggetti che alacremente descriveva estratti dalla sua casa d’alta Versilia? Estratti dal buio, li metteva al centro della scena, idoli di una pietra che non era più pietra e magari legno scavato dal tempo.Oggi tutto è diverso, nato appunto da questa visione primordiale, che non è solo dal vedere ma anche dal conoscere, dall’essere in relazione, dal riconoscersi con il mondo mentre sempre più cresce il desiderio, e ancor prima la necessità, di riconnettersi all’istante dell’origine. È in questo modo che Francesco ha sempre più affinato la puntualità del suo sguardo, liberandolo di ogni orpello e facendolo vivere, infine, solo di pittura.
Marco Goldin

Da questa altissima, e al contempo profonda, pulizia del colore nasce quello spazio nuovo che connota oggi una tra le ricerche più vere e originali. … Quando inquadra un punto luminoso Stefanini si concentra sul suo ondeggiamento, sulle vibrazioni dei raggi, sull’impossibilità di bloccare e definire la forma di questo intenso chiarore. Vedendo le pennellate mosse, i colori tremanti, i segni tirati, l’impressione dello spettatore è quella di essere davanti a una sequenza, a una camera in movimento, a una panoramica tradita proprio dalle vibrazioni delle luci. I quadri di Stefanini appaiono come momenti di una lentissima panoramica, o come istanti rubati a una zoomata progressiva della camera. Di una camera a olio.
Maurizio Sciaccaluga

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