[frame_left src=”http://www.francescostefanini.it/wp-content/uploads/2012/04/opere1987_3.png” href=”http://www.francescostefanini.it/wp-content/uploads/2012/04/DSC_32941-840×1024.jpg”]a cura di Marco Goldin,
testi di M. Goldin, W. Guadagnini,
R. Caldura, Edizioni Marsilio,
Venezia 1997[/frame_left]

…Solo grazie alla luce le cose si illuminano oppure, improvvisamente, vengono meno e appaiono straniate. Ambedue le condizioni (la luminescenza inquietante dell’eclissi, la luminosità e numinosità della radura) presuppongono che sia avvenuto un passaggio da ciò che è conosciuto, cioè le cose nella quotidianità e abitualità, ad un diverso loro apparire. E che il luogo per eccellenza dove questo passaggio viene registrato e mostrato è l’opera d’arte.
Riccardo Caldura

…E’ successa invece la cosa più straordinaria che possa capitare a un pittore. Non c’è più la realtà, ma un golfo di notte, una bocca spalancata, l’inghiottire che fa il vento, l’ombra che domina. L’essere e lo scomparire coincidono, la pittura si fa un fiato, resiste appena, uno scarto potrebbe esserle fatale. Ma è quest’equilibrio miracoloso il tempo vero della pittura.
Marco Goldin

…E se la pittura di Stefanini è stata sempre anzitutto dialogo -dialogo tra luce e ombra, forma e colore, realtà e artificio, tra le stesse cose infine-, ora, nella rastremata concentrazione cromatica di queste tele, sembra di poter avvertire il sommeso monologare di queste fiammelle, che creano attorno a loro un vuoto ricco di eventi.
Walter Guadagnini

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